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23/04/2023 – Uno splendido trionfo solitario, conquistato nel nome e nel ricordo di un campione immenso: Thomas Pesenti, parmense (di Fontanellato) classe ’99 del Team Beltrami TSA-Tre Colli, ha vinto oggi pomeriggio a Carpegna (in provincia di Pesaro Urbino) la prima edizione della gara denominata “Sulle strade di Marco Pantani”, competizione Nazionale per Elite eUnder 23.

Pesenti, che da più di un mese stava mostrando una condizione in costante crescita, con anche piazzamenti tra i professionisti alle gare “Per sempre Alfredo”, Settimana Internazionale Coppi e Bartali e Giro di Sicilia, oggi ha staccato i quattro con cui era al comando nella discesa dopo il primo passaggio in cima al Monte Carpegna (ribattezzato da poco “Passo Marco Pantani”, perché il Pirat aamava particolarmente quella salita per i suoi allenamenti). Percorrendo in solitaria la seconda e ultima ascesa, prima della picchiata verso il traguardo,tagliato con un minuto di margine su Luca Cavallo. Terzo a 1’45” l’eritreo Nahom Zerai Araya.Per Pesenti, già protagonista di una stagione 2022 di grande spessore, si tratta del primo sigillo in questo 2023. A fine gara ha ricevuto i complimenti di Tonina e Paolo Pantani, genitori del Pirata (la gara, organizzata da Extragiro, partiva proprio da Cesenatico).

Sono super felice per questo successo – le parole di Pesenti nel dopo gara -. Innanzitutto perché sapevo di avere un’ottima condizione e volevo sfruttarla, dopo aver disputato buone gare tra i professionisti. E poi perché è dedicata ad un grandissimo come Marco Pantani,un mito. Mi vengono i brividi a pensarci. Io sono nato nell’ottobre del ’99,quindi non posso avere ricordi diretti delle sue imprese, ma so bene quanto è stato grande e so che si allenava sul Carpegna. Ricevere i complimenti dai suoi genitori è stato a dir poco emozionante. Così come sono emozionato se penso al lavoro che i miei compagni hanno fatto per me: davvero splendidi, meritano un grazie enorme, questa vittoria è anche loro”.

Grande soddisfazione per tutto il Team Beltrami TSA-TreColli del team manager Stefano Chiari, come spiega anche il direttore sportivo Roberto Miodini: “Thomas meritava questa soddisfazione, per la serietà con cui lavora, per la sua determinazione e per le qualità che sta mostrando anche in questa stagione. Un plauso a tutta la squadra per come si è comportata nella gestione della corsa: sono orgoglioso di tutti i ragazzi e della loro disponibilità”.

Prossimo impegno della squadra emiliana è quello di martedì, 25 aprile, a Nerviano (Milano), la Coppa Caduti Nervianesi.

21/04/2023 – Weekend di gare tutto romagnolo, quello alle porte, per il Team Beltrami TSA-Tre Colli, impegnato in due corse tra le province di Ravenna e Forlì Cesena, con anche un piccolo sconfinamento nelle Marche, in provincia di Pesaro Urbino.
La squadra biancogiallorossa sarà in gara domani (sabato 22 aprile) nella 2^ Coppa Zappi a Riolo Terme (Ravenna) e domenica (23 aprile) nella nuova gara denominata “Sulle strade di Marco Pantani”, con partenza da Cesenatico, la città che ha dato i natali al “Pirata” e arrivo sulla salita che era palestra dei suoi allenamenti, il Monte Carpegna, appena denominato proprio “Passo Marco Pantani”.

Si tratta di due gare per Elite e Under 23. La Coppa Zappi misura 149 chilometri, con partenza alle 12.30 e un percorso misto, che prevede nel finale anche la salita di Gallisterna, affrontata nel percorso mondiale di Imola 2020.
La gara di domenica invece si farà dura nel finale, con due ascese del Monte Carpegna, poi la discesa verso il traguardo, posto nella cittadina di Carpegna. Partenza alle 11 e 175 chilometri totali da percorrere.

Le formazioni del Team Beltrami TSA-Tre Colli per le due gare:

COPPA ZAPPI (22/4): Filippo Agostinacchio, Fabio Bassignana, Andrea Biancalani, Edoardo Burani, Nicola Rossi, Giacomo Tagliavini.
SULLE STRADE DI MARCO PANTANI (23/4): Matteo Freddi, Thomas Pesenti, Lucio Pierantozzi, Andrea Piras, Alex Raimondi, Michael Vanni.  

“Pantani? Assolutamente unico. Scarponi? Un capitano totale, che si preoccupava per tutti i componenti del team, dai compagni ai meccanici”. Di questo e di molto altro ha parlato Orlando Maini, direttore sportivo fra i più esperti del ciclismo italiano, da due anni sull’ammiraglia del Team Beltrami TSA – Marchiol, ieri sera in diretta streaming sulla pagina Facebook di EthicSport, partner del Team Beltrami per quanto riguarda l’integrazione.
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Imbeccato dalle domande di Ignazio Sala e di Davide Balboni (già tecnico al fianco dello stesso Maini), il ds bolognese della formazione Continental veneto-emiliana ha ricordato episodi noti e meno noti della sua carriera. Come quando, al Giro d’Italia Dilettanti del 1992, guidava Marco Pantani: “Marco era uno che ti metteva alla prova. Nella tappa decisiva, quella del Passo Campolongo con arrivo a Pian di Pezzè, aveva messo in macchina qualsiasi tipo di integratore o altro che potesse servirgli in quello sforzo. Andò in fuga da lontano, venne all’ammiraglia e mi chiese mezza borraccia d’acqua con dello zucchero semplice. E dove lo avrei trovato? Entrai a tutta velocità nel cortile di una casa, la signora, quasi spaventata nel vedere quella manovra, mi disse ‘prendete quel che volete, ma non fatemi del male’. Preparammo la borraccia e gliela diedi: beve un goccio e la buttò. Probabilmente era anche un modo per verificare la soglia dell’attenzione di chi gli stava attorno. Quella tappa rivelò tanto pure del suo spirito generoso e leale: era in fuga con un venezuelano che non ce la faceva più a tenere il suo passo, Marco però non voleva staccarlo, mi diceva ‘Orlando, lui è stato corretto nel fare il suo, quindi deve vincere la tappa e io prenderò la maglia’. Rischiava di perdere il Giro e solo quando quegli gli disse che proprio non ne poteva più, Marco fu “costretto” a staccarlo e andò a vincere la corsa firmando un’impresa memorabile”.

Ieri sera si è poi parlato di preparazione, tecnologia, integrazione, ma anche di quali siano le differenze tra il gestire campioni affermati e giovani talenti: “Nella crescita di un ragazzo c’è una cosa che non dobbiamo sottovalutare, il fatto di gestire i loro sogni. Devo essere bravo a dargli un ruolo senza cancellare il suo sogno. Tutti hanno le loro debolezze, bisogna anche essere un po’ psicologi e saper ascoltare tutti: massaggiatori, meccanici, medico sociale. Creano un quadro e uno storico di informazioni sul corridore che aiutano il ds a gestirlo meglio. Importante è avere una linea uguale per tutti”. Infine un ringraziamento ad EthicSport, “da parte di tutto il nostro Team e dei nostri ragazzi, che hanno ricevuto a casa un kit di prodotti completo di tutto ciò che può servire loro in queste settimane in cui hanno ripreso ad allenarsi sulle strade. Con l’auspicio di poter presto tornare alle gare che tanto ci sono mancate, come mille altre cose, in questi ultimi mesi”.

Praticello di Gattatico (RE) – Una ventina d’anni fa vinceva il Giro e il Tour da direttore sportivo (con Beppe Martinelli) di Marco Pantani alla Mercatone Uno. Oggi, all’età di 60 anni (compiuti il 17 dicembre) e dopo due decenni alla guida di alcune delle più importanti formazioni del mondo (come Tinkoff, Katusha, Lampre e Uae Emirates), il bolognese Orlando Maini è tornato in Emilia, con l’entusiasmo di sempre, sull’ammiraglia del Team Beltrami TSA – Hopplà – Petroli Firenze, che da quest’anno sbarca nel professionismo come Continental.

Maini, che impressioni ha avuto dai primi collegiali?
“C’è entusiasmo, passione, competenza, tutto quel che serve per iniziare con il piede giusto. Si è deciso di investire tanto sui giovani, formando un collettivo di qualità, che ha del potenziale, che può e deve crescere in maniera graduale. Il gruppo è affiatato e collaborativo, e ho la fortuna di avere al mio fianco un collega come Roberto Miodini, che oltre ad avere esperienza nel mondo dei professionisti è molto bravo a lavorare con i giovani”.

Com’è arrivato al Team Beltrami – Hopplà – Petroli Firenze?
“La dirigenza, gli sponsor e chi, a vario titolo, collabora con questa squadra, hanno messo a punto un progetto davvero interessante, che mi ha subito coinvolto. Io non ho mai sposato un progetto per il budget o la categoria, ma in base ad una serie di fattori riconducibili all’entusiasmo che esso mi crea, agli aspetti puramente ciclistici. Anche stavolta è stato così”.

Qual è il modo migliore per far crescere i giovani nel ciclismo di oggi?
“Occorre trovare la giusta via di mezzo fra le soddisfazioni da togliersi e il non esagerare. Per quantità di gare ed esigenze di risultati, spesso di tende ad eccedere. Tante volte ho visto ragazzi che, arrivati al professionismo, erano ormai spremuti dal punto di vista fisico e mentale. Noi invece vogliamo fare in modo che i ragazzi crescano senza esasperazioni, riuscendo tuttavia a dimostrare il loro valore. E non dobbiamo dimenticare che noi abbiamo a che fare sì con dei giovani atleti, ma anche con i loro sogni. Io lo so bene: diventare un ciclista professionista era il mio sogno da ragazzo e sono riuscito a realizzarlo. Mi rivedo molto in loro”.

Quando lei vinceva Giro e Tour come ds di Marco Pantani, nel 1998, questi ragazzi erano o appena nati o dovevano ancora nascere. Che effetto fa essere oggi la loro guida?
“Una sensazione certamente strana, ma molto piacevole. I ragazzi mi chiedono spesso di Pantani, e io dico loro che il Panta non era solo quello che scattava in salita, ma è quello che la gente non riesce a dimenticare. In questo sta la sua grandezza. E poi porto loro anche l’esempio di Michele Scarponi, che ho avuto alla Lampre (insieme vinsero il Giro nel 2011, ndr), altra persona fuori dal comune, eccezionale. Ho conosciuto pochissimi capitani come lui, aveva qualità umane straordinarie e sapeva fare squadra come nessun altro”.

La squadra debutterà alla Vuelta San Juan, dal 27 gennaio, al cospetto di campioni come Sagan, Gaviria, Quintana e molti altri. Cosa vi aspettate?
“L’elenco iscritti farebbe quasi tremare le gambe, ma dobbiamo essere sereni. Per noi sarà come andare a scuola per prepararsi alla lezione successiva e migliorare costantemente. Certo, l’agonismo poi emerge sempre, perfino per me che siedo in ammiraglia, ma noi dobbiamo pensare alla stagione nella sua globalità, che comprende anche un calendario di gare dilettantistiche di assoluto valore”.