3/4/2019 – C’erano solo tre corridori del 2000 al via della Settimana Internazionale Coppi e Bartali, due dei quali l’hanno portata a termine. Uno di questi è Filippo Baroncini, romagnolo di Massa Lombarda che spegnerà 19 candeline il prossimo 26 agosto, al debutto in una gara a tappe per professionisti. Una prima volta decisamente positiva, perché Filippo (al di là dell’87° posto finale, buono soprattutto per le statistiche), ha retto benissimo l’impatto con la categoria e con l’altimetria severa di tappe come quella di Sogliano al Rubicone. Non poco per un ragazzo (187 centimetri per 73,5 chili) che fino all’anno scorso correva tra gli Juniores e che, fino a giugno, dovrà confrontarsi anche con la scuola (quinto anno di ragioneria, indirizzo turistico).
«Correre con i professionisti questa Coppi e Bartali è stata una bellissima esperienza – racconta Filippo, che domenica sarà al via del Trofeo Piva per Dilettanti, in provincia di Treviso -: dura, ma davvero soddisfacente. Finirla non era cosa da poco, per cui sono molto contento della mia prestazione. E poi è stata doppiamente bella perché si correva soprattutto in Romagna, la mia terra, su strada che conoscevo e sulle quali spesso mi alleno». Un’esperienza che Filippo definisce «estremamente formativa, molto utile per il mio futuro e per fare bene nelle gare dei Dilettanti. Ne sono uscito con una buona condizione e cercherò di sfruttarla già domenica prossima».
Tornando alla “Coppi e Bartali”, i freschi ricordi corrono alla «tanta gente lungo le salite, fra le quali riconoscevo gli incoraggiamenti di voci familiari. C’erano tanti amici a sostenermi e questo mi ha dato ulteriore carica». Quando gli si chiede quale sia stata la frazione più dura, ha pochi dubbi: «Sicuramente quella con arrivo a Sogliano al Rubicone, 140 km con 3300 metri di dislivello. Non sono abituato a fare tanta salita in così pochi chilometri. È stata veramente dura e si è fatta sentire nelle gambe anche durante i giorni successivi. E poi l’ultima tappa: ero veramente al limite, quando dopo 15 chilometri abbiamo incontrato la prima salita, io ero già “impiccato”, perché fin dal primo chilometro avevamo provato a portar via la fuga. Per due giri sono stato in crisi, temevo di dovermi ritirare, ma con la testa ho tenuto duro e poi mi sono ripreso». In parte conosceva le salite della gara, «come ad esempio quella di Rocca delle Caminate, ma farle in allenamento e farle in gara è decisamente diverso…».
Quello del Team Beltrami Tsa – Hopplà – Petroli Firenze è un gruppo già affiatato, come testimonia Filippo: «Siamo davvero un bel gruppo e siamo stati bene durante tutta la gara. La mattina scherzavamo con i nostri velocisti, Furlan e Ferrari, sfidandoli a tenere duro, e loro lo hanno fatto, ritirandosi solo all’ultima tappa. Sono stati davvero bravi, perché se abbiamo faticato noi, mi immagino loro, che di certo non vanno d’accordo con le salite. E poi mi sono trovato molto bene anche con i colombiani (Castano, Pena e Montoya, ndr). Stare con loro una buona occasione per parlare un po’ di spagnolo, una lingua affascinante e che vorrei migliorare. Infine un ringraziamento a tutto lo staff: dai consigli preziosi dei nostri direttori sportivi al lavoro del meccanico, che ci faceva trovare le bici perfette ogni mattina, passando per tutti gli altri. Abbiamo un’organizzazione con pochi eguali fra le squadre del nostro livello»
Ora torna a dividersi tra scuola e allenamenti: «Non è facile conciliare le due cose, perchè talvolta facciamo allenamenti anche di cinque ore, ma con una buona organizzazione è possibile. Bisogna cercare di pianificare al massimo la vita scolastica. Dopo la maturità mi concentrerò appieno sulla bici e allora sarà tutto un po’ più semplice»